23 Aprile 2024

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Amazon come un MONDO COMUNISTA?!?!

Come abbiamo potuto assistere (perlomeno da quanto ho potuto dedurre dai libri di storia), per più di cinquantanni il modello governativo-economico capitalista e quello comunista si sono schierati e contrapposti nei due blocchi occidentale-statunitense e orientale-sovietico. Sia per i democratici che per i repubblicani, la sorprendente caduta del comunismo ha sancito il nuovo consenso sull’economia di mercato con la sua immancabile politica neoliberista del capitalismo. Per molti americani il crollo del comunismo russo ha confermato l’infallibilità del capitalismo. Come dichiarato dal presidente George HW Bush (41º presidente degli Stati Uniti), “il tentativo del socialismo di creare il nuovo uomo sovietico semplicemente non ha funzionato, perché la natura umana non può essere distrutta e creata di nuovo”. Il capitalismo, al contrario, “costruisce le forze della natura umana”. Questo può essere vero, ma il trionfalismo americano ha anche dato dimostrazione di un capitalismo definibile grezzo che ha segnato un cambiamento significativo dell’era dell’economia MISTA (Quella caratterizzata dal divario occidentale-orientale). Il cambiamento inevitabile è avvenuto a causa della mutevole immagine del capitalismo in relazione alla Russia, susseguito della nuova era del “turbo-capitalismo” che a quanto pare, era pericolosa alle alte velocità. Senza un’adeguata applicazione del traffico, l’incidente era inevitabile. Come ha concluso la Commissione d’inchiesta sulla crisi finanziaria del governo degli Stati Uniti, “cos’altro ci si potrebbe aspettare su un’autostrada dove non c’erano né limiti di velocità né linee ben dipinte?” Quindi successivamente al crollo dell’impero sovietico, sarebbe stato inevitabile pensare che il comunismo come modello economico e governativo si fosse smantellato e ugualmente in quest’ultimo decennio con la crisi finanziaria globale siamo indotti a valutare l’opzione che il capitalismo stia esaurendo la sua funzione storica. E come volevasi dimostrare l’andamento dell’economia mondiale e delle borse, in particolare in quest’ultimo periodo, ci dimostra molto semplicemente e nel concreto che il capitalismo è fallito, ed è fallito per un motivo semplicissimo: non è applicabile su larga scala. Amazon, per esempio, nonostante rappresenti, ormai, il capitale più colossale del mondo, con un valore d’azienda pari o superiore a 220 miliardi di dollari non può essere considerato come l’emblema oppure come la massima manifestazione del capitalismo. Questo perché, trattandosi di una mega-multinazionale che opera ormai su tutto il globo, ha universalizzato così tanto i modi di vivere e di vedere l’economia dei popoli influenzando direttamente ed inevitabilmente gli standard per i modelli sociali futuri. Se dovessimo valutare realmente un futuro in cui tale multi-NAZIONALE governerà il mondo, allora stiamo parlando di un qualcosa che va ben fuori dal concetto di capitalismo, ma che va ben dentro la filosofia dello “STATO COMUNISTA”. Nel senso che, ipotizzando un futuro in cui le multinazionali con più rilevanza capitale, abbiano un’influenza tale da inglobare le governance nazionali sotto un’unica ideologia amministrativa, allora renderebbero il sistema economico-governativo locale, un’esemplificazione di una gestione aziendale applicata sul sistema sociale, implicando una oppressione di eventuali tentativi di formazione d’impresa individuale, giacché giungeremo ad una sorta di “società comunista” allora caratterizzata dall’annientamento della politica dell’individualismo, inducendo, quindi, alla promozione della “proprietà collettiva”. Esempi di ciò se ne trovano a moltitudini nella società di oggi, a partire dal sistema d’istruzione che sembra voler mirare a un vero e proprio appiattimento culturale e non alla valorizzazione delle eccellenze individuali. Tutti casi in cui la meritocrazia e la potenzialità dell’individuo di potersi differenziare in termini capacità individuali, sono stati ormai resi parte di una realtà abbandonata e sostituita ampiamente da un sistema economico-politico siffatto imposto che tende a rendere tutti noi sempre più simili e gestibili.

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